Si intitolerà Testa o croce? il film di Matteo Zoppis e Alessio Rigo De Righi attualmente in produzione che ha coinvolto anche Wambli Gleska.
Il film infatti è in parte ambientato all’interno del Circo di Buffalo Bill, che alla fine del XIX Secolo fece tappa in Italia con una serie di spettacoli.
Alessandro Martire e Sergio Susani sono stati scelti per fornire la loro consulenza di scena dedicata alle parti dei Nativi Americani e incaricati come technical advisors per i costumi e gli accessori utilizzati.
Alessandro Martire ha inoltre recitato in tre scene come attore non protagonista.
Questa brevemente la trama del film, prodotto da Ring Film, Shellac Sud e Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, Francia ed USA, che sarà presentato il prossimo anno:
Dopo aver ucciso il marito, Rosa fugge insieme al suo innamorato, il buttero Santino. Accusato ingiustamente dell’omicidio, Santino si ritrova un’enorme taglia sulla testa e diventa il simbolo di una rivolta locale. Tutti vogliono la sua testa e solo Rosa può porre fine a questa situazione.
L’arrivo a Roma di Alessandro e Sergio il 29 settembre nella sezione costumi li ha visti immediatamente al lavoro per le vestizioni degli attori.
I due technical advisors hanno anche coadiuvato il reparto trucco e acconciature per tutte le figurazioni nativi dando importanti suggerimenti sia sulle pitture sia sulle acconciature da realizzare.
Sergio ha dovuto lasciare il set per motivi professionali e Alessandro ha proseguito da solo il lavoro dal 2 pomeriggio al 7 ottobre.
Proprio lunedì 7 ottobre Alessandro ha girato la prima scena come attore non protagonista, al fianco di John C. Reilly, l’attore che interpreta il mitico Buffalo Bill, e dell’attore nativo Robert Alan Packard, che interpreta il capo Mano Gialla, che nella scena viene ucciso da Buffalo Bill.
Martedì 8 ottobre Alessandro ha preso parte ad altre scene: in una ha interpretato la danza della morte, prima della battaglia, con tamburo e danza tradizionale Lakota, e nella successiva ha partecipato alla rievocazione dell’attacco ai soldati di Custer, nella quale ha adoperato un arco antico tradizionale Lakota con freccia vera, facendo centro esatto alla prima scena, tra gli applausi della troupe e del cast per la precisione del tiro.
L’esperienza è stata molto interessante e ha potuto conferire all’intero film e produzione un altissimo livello dato dai prestigiosi costumi che Alessandro e Sergio hanno messo a disposizione dalle loro collezioni private, nonché dagli ornamenti e arredi usati nelle scene del mitico Buffalo Bill Wild West Show.
Anche l’attore americano John C. Reilly si è congratulato personalmente con Alessandro per l’altissimo livello dei manufatti e costumi messi a disposizione. Gli orari, scanditi da alzate mattutine alle 5.30, sono stati necessari anche per le fasi di pittura degli 8 cavalli necessari agli stunt nativi per la messa in scena delle battaglie, pitture che sono state eseguite da Alessandro e Sergio direttamente sul set.
Le scene eseguite da Alessandro sono sempre state accompagnate da frasi in lingua Lakota, nonché, nella danza, anche da suono di tamburo e canti tradizionali Lakota, tanto da ottenere anche per questo aspetto i ringraziamenti dei due giovani registi e del capo del settore produzione musicale e costumi.
Molto apprezzata la segnalazione ai registi, da parte di Alessandro quale consulente Nativo, che alcune scene, inizialmente non previste, sarebbero comunque state necessarie per la riproduzione veritiera sia di quanto a suo tempo venne messo in scena da Buffalo Bill, sia della cultura e tradizione Lakota.
Dodici giorni di intenso lavoro che hanno dato un contributo di altissimo livello al film con messaggi di ringraziamenti da parte di tutta la produzione e regia, e che contribuirà certamente a una rappresentazione quanto mai attinente alla realtà culturale Lakota, nonché storica.
Ci piacerebbe fare un “western pastorale”, ambientato nell’Italia postunitaria, tra la fine del brigantaggio e la prima industrializzazione. Un’Italia in cui il Circo di Buffalo Bill ha già portato il mito americano del West.I conflitti che percorrevano il nostro paese non erano così diversi da quelli dell’America raccontata dai cosiddetti western revisionisti: un periodo di instabilità, di nuove leggi e nuovi padroni, di cambiamento, in cui le regole erano poche e confuse; un mondo di soldati, guardie e fuorilegge. L’Italia di quel periodo è un paese all’alba di una modernità incentrata sul profitto, sull’individualismo, sulla burocrazia che prende gradualmente il posto di un mondo profondamente arcaico, contadino e feudale.Il film è la storia dell’amore tra Santino e Rosa e della loro fuga disperata verso il nulla vista attraverso lo specchio ironico e deformante di una storia orale in cui la verità è sempre altrove, i fatti non coincidono mai con il loro racconto. Un fatto di sangue fa di Santino un eroe per alcuni, un fuorilegge per altri. Rosa è l’unica a cui davvero interessa la verità della storia, della sua storia, finché non realizza che questa per gli altri non è poi così importante, perché nessuno le crede. Rosa proietta – in modo anche onirico – su Santino i suoi desideri: di amare ma anche di odiare, di emanciparsi, di fuggire e reinventarsi nella fuga.Ogni eroe è tale finché regge la sua storia, vera o falsa che sia.