CI CHIEDIAMO COME ASSOCIAZIONE CULTURALE ED O.N.G che tutela i diritti umani dei Popoli Indigeni ed in particolare della Nazione Lakota, come sia possibile che a nemmeno di una settimana dalla elezione del nuovo Presidente USA Donald Trump, siano subito stati emessi dei decreti e delle proposte che, come apparso sul TG RAI 1 di stamane delle ore 6,20, il neo Presidente Usa, abbia subito manifestato ciò che aveva urlato in campagna elettorale; cioè la negazione dei fondamentali diritti dell’uomo , sanciti anche dalla Convenzione di Ginevra Adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1984. Entrata in vigore il 27 giugno 1987. Stati che hanno depositato la dichiarazione di cui all’art. 22 al gennaio 2004: 54. Autorizzazione alla ratifica ed ordine di esecuzione in Italia: l. n. 489 del 3 novembre 1988. Prevenire la tortura, sicuramente una delle più inaccettabili violazioni dei diritti umani, significa dotarsi di uno strumento indispensabile di lotta contro questa prassi indegna; all’adozione della Convenzione contro la tortura e i trattamenti e le punizioni crudeli, inumani o degradanti (New York, 1984) . A lanciare l’accusa è Human Rights Watch, che esorta dunque il Congresso a intervenire e a “difendere la Costituzione e la legge internazionale sui diritti umani”. Secondo l’associazione, il neo presidente “vuole riempire di nuovo Guantanamo” e c’è la possibilità che riapra anche le “carceri segrete” in territori stranieri, soprannominate “dark sites”. Secondo quanto riporta il Washington post, infatti, l’amministrazione Trump avrebbe siglato un ordine esecutivo in cui si chiede la revisione del programma di interrogatori della Cia, smantellato nel 2009, autorizzando l’agenzia di intelligence a riaprire le “carceri segrete” all’estero. Il decreto revocherebbe la decisione dell’ex presidente Barack Obama di porre fine al programma della Cia ripristinando i metodi varati dal 2007 dall’allora presidente George W. Bush, ampiamente condannati e ritenuti metodi di tortura. Hrw contesta anche il divieto temporaneo ai migranti di entrare nel Paese che Trump dovrebbe firmare questa settimana: una politica “particolarmente brutta”, secondo il gruppo per la difesa dei diritti umani, che potrebbe anche violare la Costituzione Usa. Trump, secondo il leader di Hrw, Kenneth Roth “sta cercando di bloccare l’ingresso di migranti negli Stati Uniti apparentemente per motivi di sicurezza”. In realtà, invece, lo starebbe facendo “per cercare di segnare un punto politico. È come se Trump fosse indifferenze alla sofferenza che molti dei rifugiati hanno vissuto. Molte di queste persone sono in fuga dall’Isis o dagli equivalenti dell’Isis in tutto il mondo”. La replica: “Non è un documento della Casa Bianca” – “Non è un documento della Casa Bianca”: così il portavoce Sean Spicer ha preso le distanze dalla bozza di una disposizione per valutare l’ipotesi di un ripristino del programma della Cia per interrogare terroristi sospetti in prigioni segrete all’estero circolata oggi su molto organi di informazione. Ma nel frattempo Trump “strizza l’occhio” al waterboarding – Nel corso di un’intervista all’emittente statunitense Abc, Trump si è detto favorevole al waterboarding, l’annegamento simulato in fase di interrogatorio ritenuto una tortura e abolito da Barack Obama nel 2009. “Penso che funzioni”, ha detto il presidente Usa, specificando come tuttavia lascerà la valutazione finale al capo della Cia Mike Pompeo e al segretario alla difesa James Mattis. “Se non vogliono farlo, va bene, lavorerò in questa direzione. Voglio che tutto sia nei limiti di quello che possiamo fare legalmente”, ha quindi spiegato.
Donald Trump è passato dalle parole ai fatti contro quello che ha definito “l’ambientalismo senza controllo” della passata amministrazione, firmando due ordini esecutivi per permettere la costruzione dei due controversi oleodotti, il Keystone e il Dakota Access, che era stata bloccata dall’amministrazione Obama. Quest’ultimo oleodotto – di circa 1900 chilometri – era stato al centro di una controversia col popolo Sioux che aveva mobilitato un movimento di protesta a Standing Rock. Le proteste avevano indotto l’amministrazione Obama a dare lo stop ai lavori.
Trump contro gli ambientalisti
Gli ordini firmati da Trump non concedono i permessi finali ma avviano entrambi i progetti verso l’approvazione, secondo quanto è stato comunicato ai leader repubblicani dalla Casa Bianca. Trump aveva ripetuto più volte durante la campagna elettorale di voler dare il via libera a questi progetti, sostenuti da industria petrolifera e partito repubblicano – che sostiene che potranno essere un modo per creare posti di lavoro – ed osteggiati da ambientalisti e democratici.
Le bocciature di Obama
Dopo anni di braccio di ferro e continue revisioni, nel 2015 Barack Obama bocciò il progetto per portare il petrolio estratto ad Alberta alle raffinerie del Texas. In effetti il Keystone Xl, progetto della canadese TransCanada Corp, prevede la realizzazione di un oleodotto fino in Nebraska, attraverso gli stati del mid west, dove si potrà unire ad una pipeline già esistente.
I Sioux pronti a mobilitarsi
Negli ultimi mesi aveva attirato grande attenzione, anche internazionale, la vicenda del Dakota Access Pipeline, un oleodotto che si intende costruire sulle terre di una tribù Sioux. I nativi americani denunciano il fatto che nel caso di incidenti l’oleodotto, che passa sotto la loro riserva, rischia di inquinare le falde acquifere del fiume Missouri e sono pronti a mobilitarsi nuovamente
“La più grande economia del mondo è ora guidata da un uomo che crede che il cambiamento climatico sia una bufala, forse perpetrata dai cinesi”, è quanto scrive il The Guardian a proposito del neo eletto presidente americano Donald Trump. Lo scorso settembre, Stati Uniti e Cina, avevano annunciato la ratifica dell’accordo sul clima di Parigi raggiunto nel dicembre 2015 durante la Conferenza mondiale sul clima. L’accordo era stato firmato da 195 paesi, tra cui Cina e USA, e prevedeva un impegno a ridurre le emissioni inquinanti in tutto il mondo, a contenere l’aumento delle temperature, a diminuire le emissioni di gas serra e a finanziare i paesi più disagiati per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti e rinnovabili. Trump, quindi, avrebbe minacciato di ritirare gli impegni degli Stati Uniti sul clima, giustificando dunque le posizioni riluttanti di altri paesi come India e Polonia. Ha affermato anche di voler chiudere l’Agenzia americana per la Protezione dell’Ambiente definendola come «una disgrazia». Tuttavia, non potrà farlo facilmente, ma nel corso della sua amministrazione potrebbe certamente indebolirne i regolamenti. In 28 stati sono in corso cause legali contro i regolamenti dell’EPA e il caso potrebbe arrivare alla Corte Suprema e con la nomina di un giudice vicino alle posizioni di Trump, il nuovo presidente potrebbe raggiungere i suoi obiettivi. Trump avrebbe anche promesso di tagliare tutte le spese per lo sviluppo di energia pulita e le centinaia di milioni di dollari inviate come aiuto ai paesi più a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Infine, ha detto di voler sostenere il ricorso al carbone e anche al gas naturale, promuovendo il rilancio dell’industria petrolifera. Secondo le stime di un un centro di ricerca indipendente, se Trump dovesse mettere in pratica le sue proposte, le emissioni di anidride carbonica e altri gas serra degli Stati Uniti aumenterebbero del 16% entro il 2024 (rispetto agli impegni presi da Clinton). Vale a dire che nei prossimi 8 anni gli USA rilasceranno nell’atmosfera 3,4 miliardi di tonnellate di carbonio in più.
Anche se la tutela degli animali non è stato un tema dominante della sua campagna elettorale, alcune posizioni espresse da Trump fanno pensare che per la fauna selvatica siano in arrivo problemi. Trump accusò l’agenzia federale per la pesca e la protezione della fauna selvatica, di usare impropriamente le norme sulla tutela delle specie a rischio per bloccare lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale. Inoltre avrebbe affermato che alcune specie simbolo della fauna americana come il lupo grigio e il tetraone non sarebbero a rischio e che la loro protezione è troppo costosa. In tema di agricoltura, Trump ha scelto come suo consigliere Forrest Lucas, uno dei promotori di Protect the Harvest, un’associazione fondata in aperta opposizione alla Humane Society, la principale organizzazione per la protezione degli animali degli Stati Uniti. Tra le sue prese di posizione, la difesa dell’impiego degli animali nei circhi e il rifiuto di norme in difesa del benessere animale negli allevamenti.
Nella squadra che gestirà la transizione alla Casa Bianca, Trump ha nominato Myron Ebell, un lobbista noto per le sue posizioni negazioniste sui cambiamenti climatici. Ebell dirige il Center for Energy and Environment, un think-tank finanziato tra gli altri dal gigante dell’industria petrolifera ExxonMobil e dalla fondazione dei fratelli Koch, proprietari di un gruppo industriale più volte accusati di corruzione e spregio di ogni normativa ambientale. Ebell presiede anche la Cooler Heads Coalition, un gruppo di pressione che, recita il sito, “comprende più di due dozzine di associazioni non-profit americane e straniere che contestano l’allarmismo sul riscaldamento globale e si oppongono alle politiche di razionamento dell’energia”.
Pare si prospettino tempi duri non solo per gli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo.
Ciò premesso non sorprende quanto sta accadendo da parte del neo Presidente Trump, ciò che ci chiediamo adesso è: quale sarà la risposta delle Nazioni Unite, dell’Alto Commissariato per i diritti dell’uomo , nonché dei detentori della “ fede Cristiana” come il papa?
Ci auguriamo che queste Istituzioni Nazionali e sovranazionali, prendano una posizione ferma e decisa avverso questo “dramma” che se non verrà fermato, causerà molto “ male” non solo per la Nazione Lakota, tutte le Nazioni Indigene oggi sopravvissute nelle Americhe, ma anche per il resto del mondo! Abolire le poche norme che cercavano di tutelare, l’uomo e l’ambiente, sarà causa di disastri ancora maggiori di quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Autorizzare nuovamente la pratica della tortura, in barba ad ogni convenzione internazionale sui diritti dell’uomo, ci fa capire che ciu aspetteranno tempi davvero difficili e di grande sofferenza. Predatori conosciuti! Certo, lo sapevamo che Trump avrebbe posto in essere queste scellerate iniziative, che se non fermate dal Congresso degli Stati Uniti e dagli organismi internazionali saranno causa di guerre, di lotte davvero atroci e di repressioni ancora più dolorose. L’impegno della Nazione Lakota e di tutte i popoli che comprendono la sacralità di madre terra e la necessità di proteggerla per la nostra stessa esistenza , è oggi più importante che mai.
Wopila Tanka
Alex Martire Brings Plenty
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