A proposito della ritualità sacra dei Lakota, e dei Popoli Nativi in particolare, spesso le persone non hanno una consapevolezza esatta di ciò che queste nazioni hanno dovuto affrontare nel corso degli ultimi 500 anni, a causa della forzata conquista da parte dei Colonizzatori europei, quindi prima di esporre brevemente quali siano i riti Lakota, vorrei fornire alcune informazioni necessarie alla migliore comprensione di questi aspetti ed in particolare sulla Spiritualità.
La domanda che spesso mi è stata posta è la seguente:
E’ vero che anche essa fu proibita dai Conquistatori Europei Bianchi?
Certo, ed il primo a parlarne fu proprio il mio Antenato: Pietro Martire D’Anghiera, nella sua Opera chiamata “De Orbe Novo et accronicris”. I primi infatti a proibire a costo della vita la pratica della spiritualità dei Nativi furono gli Spagnoli, tramite il loro sacro braccio operativo: “L’inquisizione”.
Ovviamente anche per i “selvaggi pagani Indiani” erano comminate atroci torture, e poi ovviamente, la morte dopo atroci sofferenze, se non si accettava la conversione al cristianesimo. Già nei disegni di Bartolomeo de Las Casa vediamo la pratica dei Messi del Papa, arrostire a fuoco lento i Nativi ed i loro bambini, fatti sbranare dai cani degli Spagnoli davanti agli occhi atterriti dei genitori. Erano soliti gli Spagnoli, fare scommesse in denaro, fra loro, e avrebbe vinto colui che indovinava il tempo minore in cui, un cane affamato dell’esercito Spagnolo, sbranava e dilaniava un bambino nativo. Ovviamente i genitori venivano fatti assistere allo spettacolo, che tanto divertiva Spagnoli e uomini della Chiesa, poi i genitori a loro volta, venivamo messi a cuocere sui carboni a fuoco lento.
Ecco che il mio Antenato descrive e denuncia tali atrocità nell’ottava decade della sua opera, appunto il De Orbe Novo, e ci racconta Pietro Martire che i Nativi (che lui chiama nell’opera i Lyucayani) preferivano dare la morte loro stessi ai loro figli in maniera veloce e poi uccidersi loro stessi prima di essere presi dagli Spagnoli. A causa di questi fatti storici, oggi molti nativi sono sia Cristiani sia seguaci della spiritualità originaria. Altri solo cattolici –cristiani, altri solo seguaci della tradizione spirituale originaria. Poi già nel 1646 nella baia del Massachusetts fu promulgata una legge dai coloni ed in particolare dal pastore John Elliot, con la quale si prevedeva la pena di morte per impiccagione per i nativi se seguaci della loro spiritualità originaria.
Immaginate i primi coloni arrivano nel 1610, e soltanto 36 anni dopo il loro arrivo in un mondo a loro sconosciuto e che li aveva accettati ed ospitati con amicizia ed amore, questi fanno una legge che mette a morte i Nativi, che li avevano accolti fraternamente, se trovati a pregare secondo la loro tradizione e se non si fossero subito convertiti alla fede cristiana sebbene protestante. Immaginate questo comportamento folle ed assurdo, che comunque spiega e rende bene l’idea dell’approccio dei conquistatori Bianchi nel così detto Nuovo Mondo.
Poi ancora dal 1493 e poi sino al 1883 una serie di leggi che proibiscono ai Nativi le loro pratiche spirituali, ricordiamo l’atto promosso dal segretario del dipartimento degli interni Henry M. Teller (ovviamente proveniente da una organizzazione cristiana cattolica) dal nome “ la corte per giudicare le offese degli indiani”, lo scopo era dichiarato: quello di eliminare totalmente la pratica delle odiate “pratiche atee indiane” la legge poi rivisitata in maniera ancora più drastica nel 1870, proibiva la pratica religiosa di ogni ritualità nativa americana all’interno delle riserve e comunità native, l’assurdo di questa legge era che, se un bianco , avesse praticato alcuno di questi rituali non sottostava alla legge che era riservata solo ai Nativi Americani e non ai bianchi! L’opposizione del Governo Americano alle pratiche spirituali dei Nativi proseguì fino a tutto il 1920, quando il timorato cattolico osservante Agente degli affari Indiani Sig Charles Burke inviò formale dichiarazione a tutti gli “Indiani” ordinando loro di abbandonare ogni danza e pratica religiosa nativa o volontariamente od altrimenti ciò sarebbe stato ordinato anche con l’uso della forza (Spicer 1969, p.241). Solo nel 1978 – praticamente ieri- viene emesso l’atto del Congresso conosciuto come “L’Indian Freedom Religious act”, il quale restituisce la libertà delle pratiche spirituali ai Nativi.
Passiamo adesso ad una breve descrizione dei riti Lakota che sono ancora ad oggi praticati:
1-RITO – Onikare od anche: INIPI: è il sacro rito della purificazione, la capanna sudatoria è sacra, rappresenta l’universo, ed in essa tutto è contenuto, le pietre incandescenti al centro della capanna irrorate con acqua fresca producono vapore purificatore; si prega per il popolo, per i propri cari, per se stessi, ci si purifica dalle negatività terrene, al termine del rito si “rinasce” con animo nuovo e pronto ad affrontare nuovamente le difficoltà quotidiane. Erbe sacre come: salvia, erba dolce, cedro, ginepro vengono utilizzate durante la cerimonia sia bruciate sulle pietre roventi sia “sfregate” sul corpo di ogni partecipante.
2-RITO ISNATI-AWICALOWAN: è il rito della “pubertà femminile”: la cerimonia – riservata alle giovani donne- celebra il sacro passaggio dalla adolescenza alla età adulta, le giovani donne ricevano istruzioni oltre che dalla madre, dalle zie e dalle nonne, anche dalla “donna sacra”, che riveste il compito di guida e leader delle giovani fanciulle. Il rito rappresenta anche il veicolo attraverso il quale si crea un “legame spirituale” con Wope cioè “la donna bisonte bianco”.
Il tutto avviene in un particolare “tepee” ( la tradizionale tenda a forma conica dei popoli nomadi delle grandi pianure”, preparato appositamente per celebrare la cerimonia .
3-RITO HAMBLECHEYAPI: cioè “lamentarsi per avere una visione, può anche essere tradotto come: piangere per la visione”. Il rito viene effettuato dai giovani guidati da un intercessore del sacro, è eseguito per ottenere una visione, per chiarire il significato di un sogno, per chiedere consiglio alle forze superiori in momenti difficili o quando si deve passare da una età giovanile a quella adulta, si sceglie una collina sacra dove il soggetto, sempre sotto l’attenta guida del mediatore Spirituale, resta per 4 giorni senza acqua e senza cibo, senza vestiti, solo con la sua sacra pipa ed una pelliccia di bisonte, al termine dei 4 giorni seguirà immediatamente un rito inipi e poi dopo aver fumato la sacra pipa , il leader spirituale, aiuterà il soggetto ad interpretare e chiarire la visione avuta.
4-RITO HUNKAYAPI: è la cerimonia dell’imparentamento: con essa è celebrata l’entrata all’interno della famiglia in senso allargato che si chiama “TIOSPAYE” di un nuovo individuo. Durante la cerimonia, sono date al nuovo familiare indicazioni precise dei suoi doveri verso i nuovi membri della sua famiglia, vi è un uomo che guida la cerimonia utilizzando, la sacra pipa, un crine di cavallo, una piuma di aquila, ed “incensando” i partecipanti con salvia sacra, prima della conclusione il nuovo membro ed il capo famiglia dovranno esprimere il loro consenso, dinanzi a tutti, sui nuovi doveri reciproci accettati e dichiarare di accettarsi l’un l’altro.
5-RITO WIWANYAG WACHIPI: è il rito della sacra danza del sole, nel pensiero e nella “filosofia” dei nativi, tutto ha aspetto sferico, circolare: tutto si muove seguendo il “naturale movimento del sole e con esso quello della terra e degli astri”. Anche il luogo dove si svolge la Danza del sole è circolare, costruito con pali in legno tali da formare un perfetto cerchio. Esattamente al centro del cerchio viene scavata una grande buca che rappresenta nostra madre, la terra. All’interno di questa buca verrà successivamente disposto il “Wakachan” cioè il sacro albero di pioppo che rappresenta l’elemento maschile, l’antenna che invierà nell’universo ed al “Grande padre” le nostre sofferenze e le nostre suppliche. Ogni danzatore lega la sua “corda” ai rami alti del pioppo, che rappresenta il cordone ombelicale che un tempo ci legava a nostra madre. Le incisioni che il leader spirituale esegue su ogni danzatore, esattamente all’altezza dei muscoli pettorali, tagliando da una parte all’altra la carne e facendovi scorrere due schegge o in osso o in legno provocano il dolore fisico, accentuato dalla corda che viene fissata a queste schegge. Ogni danzatore con movimenti di tensione cercherà di lacerarsi la carne, liberandosi dalla corda e dalle schegge con enorme dolore fisico. Tale sofferenza è simile a quella che nostra madre un giorno provò per darci il più grande dono: LA VITA.
In questo modo i danzatori restituiscono alla loro madre, la terra, parte di queste sofferenze e del loro sangue, per ringraziare prima di tutto della vita avuta e di tutto ciò che con essa ci è stato e ci sarà dato, inoltre il rito intende esprimere l’umiltà che ogni danzatore dimostra dando in sacrificio ciò che di più prezioso ha: il suo corpo fisico ed il suo sangue, rifacendo in modo simbolico ciò che fu fatto all’inizio della creazione. All’interno del cerchio e per 4 giorni senza mangiare e senza bere. Si danza pregando e sacrificandosi per gli altri, per le sofferenze dei nostri cari, per un mondo migliore.
Questo rito, che assume forme procedurali diverse in relazione alla tribù che lo pratica, ha sempre un significato comune che è quello descritto.
I Lakota pensavano e pensano che, soffrendo al centro del sacro cerchio, essi assumessero su se stessi tutte le sofferenze della loro gente e che il loro corpo sacrificato, rappresentasse l’ignoranza dell’uomo. Pertanto con queste cerimonie cercavano di essere il più umili possibile e di liberarsi da ogni più bassa “negatività”, tutto ciò per il bene del loro Popolo.
La danza del sole si teneva, e si svolge ancora oggi, nei mesi estivi quando la luna era piena, e l’accampamento si riempiva di gioia ed allo stesso tempo di profonda sacralità. Guerrieri e donne, indossavano i loro vestiti migliori e talvolta clan diversi si riunivano insieme per celebrare questo importante evento.
6–RITO TAPA WANKA YAP, è il rito del “lancio della palla o sfera”: in questa cerimonia viene utilizzata una palla confezionata con una pelle di bisonte, dentro alla quale sono inseriti peli del bisonte stesso, una giovane ragazza, è posta in mezzo al campo sacro e file di persone sono disposte ai 4 punti cardinali: ovest-nord-est-sud. La ragazza lancia la palla a turno in ognuna delle 4 direzioni iniziando sempre da ovest, ed ogni persona nel gruppo afferra la palla offrendola poi ai 4 quadranti dell’universo e poi verso lo “zenit” per poi rilanciarla alla ragazza al centro. Si può dire che la palla rappresenti la forza del “grande spirito” e le 4 squadre di persone le entità dei 4 quadranti dell’universo e del mondo e che afferrando la palla, quindi ciò che essa rappresenta, ovvero il “grande spirito”, afferrano con essa anche la conoscenza.
7- RITO WANAGI YUHA: è il rito della custodia dell’anima, questo rito ha rischiato di scomparire quasi totalmente a causa delle imposizioni governative e cristiane contro la spiritualità dei Nativi, fortunatamente, come gli altri rituali è sopravvissuto ed oggi, in alcune riserve praticato. Quando muore un familiare si trattiene il suo spirito per un periodo che può durare da 6 a 12 mesi. Lo spirito è tenuto dai familiari, fino a quando con un rito appropriato viene reso alla sua origine; i parenti del defunto offrono gran parte dei loro averi ai bisognosi, in memoria del morto. Una ciocca di capelli è tagliata, dall’intercessore del Sacro, dalla parte frontale della testa del defunto e poi avvolta in pelle o stoffa, viene conservata in modo sacro per 4 giorni. Dopo un periodo, che come detto può variare da 6 mesi a 12 mesi, in un apposito Tepee, costruito per l’occasione, il mediatore spirituale, esegue una cerimonia particolarmente complessa, naturalmente usando la sacra pipa: prende dai parenti del defunto il fagotto con i capelli e libera all’esterno lo spirito di “colui che non è più con noi”. Finisce il tempo delle lacrime e i familiari ricorderanno poi con gioia il defunto, in quanto è ormai in un posto lontano dalle disgrazie umane e dalle sofferenze della vita.
Esistono altri riti, ancora oggi praticati nelle riserve di Rosebud, Pine Ridge e Cheyenne River, come il rituale Ywuipi, che è un rituale di guarigione molto potente e col quale l’intercessore del sacro, chiama Spiriti animali, e di esseri umani ormai passati nel mondo spirituale, per aiutare i presenti al rito in guarigione fisica e spirituale. E’ un rituale notturno che iniziò con l’intercessore spirituale conosciuto come Horn Chips “Wopthua”, indicativamente verso il 1840.
Per quanto riguarda la sacra pipa, chiamata in lingua Lakota “ Ca’ nunpa”, meriterebbe un analisi più approfondita, ma qui ne parleremo in termini molto generici: Il tabacco utilizzato veniva spesso mischiato alla corteccia interna del salice o del “sanguinello” creando una profumata mistura chiamata: “Kinnikinnik” e presso i Lakota “cansasa”.
Questa mistura non aveva, data la scarsa quantità di tabacco, le dannose proprietà dell’odierno tabacco. Il fumo del tabacco portava in alto le preghiere offerte sino a raggiungere il “grande padre” affinché fossero esaudite. Molte erano le occasioni in cui era fumata la sacra pipa: celebrare un evento, onorare un ospite, allontanare eventi negativi che potevano colpire la famiglia od il campo, o per un congiunto che stava morendo, per una caccia abbondante, per una nascita, per la pace, etc:
Il cannello in legno veniva congiunto col fornello (spesso di catlinite o “pipestone”, una particolare pietra rossa che proviene dal Minnesota) ed allora ecco che la sacra pipa, poteva esprimere tutta la sua potenza: allo stesso modo in cui un uomo ed una donna si uniscono, dando origine alla vita di un nuovo essere, così l’unione dei due elementi della pipa, creano una potente “antenna” di trasmissione di preghiera al grande Creatore. A Lui arrivano le preghiere rappresentate dalle presine di tabacco che si offrono e si depositano all’interno del fornello stesso. Ogni presina di tabacco viene, prima di essere inserita nella pipa, aspersa sopra il fumo della salvia sacra, quando tutto il fornello è stato riempito di tabacco, prima lo si offre ai quattro quadranti dell’universo (partendo sempre da ovest verso est) quindi al cielo e alla terra, poi si fuma. Una volta offerta la pipa ad una persona, questa dovrà essere sempre sincera e le sue parole non dovranno poter mai “far male al cuore” dei presenti, e ciò perché la verità dovrà essere sempre detta.
Una volta terminato di fumare le ceneri presenti nel fornello saranno gettate nel fuoco o deposte su un sacro altare (generalmente una pietra piatta sulla quale sono bruciate erbe sacre) e le due parti della pipa divise e riposte avvolte in una pelle o in una stoffa. Nessuna donna che sia nel ciclo mestruale potrà avvicinare o toccare la sacra pipa, in quanto in questo periodo la donna è particolarmente sacra perché si sta purificando, pertanto la forza della sua sacralità inciderebbe sull’energia della sacra pipa.
Ogni proprietario adornava la sua pipa in modo diverso a seconda delle visioni avute, o delle istruzioni di certi “uomini di medicina” i quali, potevano suggerire di adoperare certi colori o certe decorazioni, ognuna delle quali, aveva un preciso significato non solo estetico ma anche pratico.
Ad esempio usando parti dell’aquila si voleva rappresentare la forza del sole e del “grande spirito”.
Si osserva oggi, un fenomeno di moda della moderna “ new age” che registra un gran proliferare di soggetti che si fanno pubblicità, proponendosi come nuovi “Sciamani del terzo millennio” o come “ Native medicine man” o con altri estrosi e fantasiosi aggettivi che possano attirare persone che in “ buona fede” , aimè, cascano nelle loro grinfie. Dico questo per due motivi. Uno perché come “ liaison assistant” in Italia della Rosebud Sioux Tribe, ci è stato espressamente richiesto di procedere legalmente nel nostro paese ( delibere del Consiglio Tribale di Rosebud n 98-43/ 98-44 e n 98/45), ove si dovesse essere messi a conoscenza di persone che “ abusano” o usano mercificare la Spiritualità Lakota , procedendo legalmente avverso tali pratiche. Secondo perché purtroppo oggi, si assiste sempre di più a persone che provengono dagli Stati Uniti, millantando origini Native o pseudo appartenenze a varie Tribù, i quali “ propongono, vendono e mercificano” varie cerimonie, la cui più “ gettonata” è sicuramente il rito “ INIPI” o sweat lodge, seconda la ricerca di visione, fino ad arrivare addirittura in Germania, a persone che hanno realizzato vere e proprie “ danze del sole” dissacrando e contribuendo a distruggere ciò che di più sacro è restato oggi ai Popoli Nativi. La Spiritualità.
Ecco perché invito ogni gruppo o persona che desideri conoscere la “ Canku Luta- la via rossa” ad affidarsi a Leader tradizionalisti seri ed onesti o recandosi direttamente nelle Riserve chiedendo umilmente di ricevere questi insegnamenti, oppure per chi non può recarsi fisicamente in luoghi molto distanti ad affidarsi anche qui, in casa nostra, a persone serie, corrette ed oneste che siano espressamente autorizzati con atti scritti a svolgere qualsiasi forma di ritualità nativa. Inoltre ricordate sempre di chiedere a chi si propone come Nativo o Medicine Man o Leader Spirituale, e che dice di essere appartenente ad una certa Etnia Nativa Americana, di mostrare sempre un documento di identità valido di quella determinata Tribù, e di mostrarvi anche le sue credenziali scritte . In caso di titubanza, diniego o peggio ancora, quando vi chiedono denaro per partecipare alle ritualità, dubitate fortemente di queste persone e il mio consiglio è quello di allontanarsi velocemente da questi “dubbi” soggetti.
Attenzione perché nelle ultime decadi, abbiamo assistito anche a reali Componenti di alcune Tribù ed Etnie, alcuni dei quali anche effettivi “leader Spiritali” nella loro Riserva, i quali venendo in Italia, hanno trovato terreno fertile per far “soldi”, e non si sono assolutamente posti il dubbio, svolgendo quindi cerimonie di vario tipo, ricevendo lauti compensi in denaro ed altro…… Come mai si chiederà il lettore? Purtroppo molte di queste persone, anche Native, ed anche Leader Spirituali, vivono in Riserva in stato di indigenza sia personale sia dei loro familiari, e quindi, aimè e purtroppo, trovando una modo assai facile per far “ soldi” hanno mercificato la loro sacra spiritualità, la loro tradizione ed i loro insegnamenti , per il peggiore “ virus” portato dai bianchi 500 anni fa tra i Popoli Nativi del Continente della Tartaruga: Il denaro.
Diffidate quindi fortemente di questi soggetti, e prima di affidarvi ai loro insegnamenti , siate molto cauti e ripeto, chiedete sempre il documento di identità e le loro credenziali scritte!
Di seguito riporto la così detta dichiarazione di “ guerra” emessa dai alcuni Leaders Spirituali Lakota e di altre Tribù avverso i così detti “ wanna be e plastic medicine man”, potete capire quanto questo aspetto sia delicato e debba essere assolutamente tutelato contro ogni abuso e misuso della sacra via spirituale dei Popoli Nativi Americani.
Versione originale in Americano:
“This article is from the twice monthly newspaper, News From Indian Country, 1993. As published by Indian Country Communications, Inc. with offices at Rt.2 Box 2900A, Hayward, WI 54843.
It also appeared in The Circle, 1530 E. Franklin Ave., Minneapolis, MN 55404 (612) 871-4555. Subscription – $15/yr; $25 2 yrs. Voted BEST NATIVE AMERICAN MONTHLY NEWSPAPER – 1991, 1993 by the Native American Journalists Association.
While Native Nations continue the flight for religious freedom rights, “New Age” hucksters and other exploiters of Indian spirituality run rampant throughout the country, forcing Native people to take a stand against the desecration of their spiritual ways.
As more people turn away from conventional religions and seek spiritual solace in alternative beliefs such as the New Age movement, increasing numbers of Euroamericans “wannabe” Indians when it comes to spirituality. But in their quest to learn and practice Indian ways, non-Indians have often abused sacred ceremonies and ceremonial objects suck as pipes and medicine bundles. And that abuse of the sacred, say many medicine people, is causing turmoil in Native societies prompting some spiritual leaders to speak out against further desecration of ceremonial ways.
At the Lakota Summit V, an international gathering of US and Canadian Lakota, Dakota and Nakota nations, about 500 representatives from 40 different tribes and bands of the Lakota unanimously passed a “Declaration of War Against Exploiters of Lakota Spirituality.” The summit was held June 7 to 11, 1993.
The Declaration of War is intended for those who “persist in exploiting, abusing and misrepresenting the sacred traditions and spiritual practices of the Lakota people.” The declaration denounces individuals involved in the New Age movement, shamanism, cultists, neopaganists and the men’s movement who promote “intolerable and obscene imitations of sacred Lakota rites.”
“For too long we have suffered the unspeakable indignity of having our most precious Lakota ceremonies and spiritual practices desecrated, mocked and abused by non-Indian wannabes, hucksters, cultists, and self-styled New Age shamans and their followers,” the Declaration of War reads.
“The absurd public posturing of this scandalous assortment of pseudo-Indian charlatans, wannabes, commercial profiteers and cultists comprise a momentous obstacle in the struggle of traditional Lakota people for adequate public appraisal of the legitimate political, legal and spiritual needs of real Lakota people.”
Wilmer Mesteth, a traditional spiritual leader and Lakota culture instructor at Oglala Lakota College, told the summit participants that he was aware that sacred ceremonies were being imitated and even sold by non-Indians as well as certain Indian people.
“We have to put a stop to it,” Mesteth said. “We are the ones who were given these ceremonies so that the people would remain together and strong. We were told to take care of these ceremonies so that our children and their children would have future.
“For a long time we have stood by and watched this abuse going on and we see how it is affecting the people. Nut now its time to take a stand to defend our people and our ways.”
Mesteth, along with Darrell Standing Elk and Phyllis Swift Hawk, was one of the principal authors of the Declaration of War Against Exploiters of Lakota Spirituality, which urges Lakota people to prevent “our own people from contributing to and enabling the abuse of our sacred ceremonies by outsiders and certain ones among our people who are prostituting our spiritual ways for their own selfish gain, with no regard for the spiritual well being of the people as a whole.”
It also urges people to identify instances where sacred tradition are being abused and to work toward stopping the abuse through demonstrations, boycotts, press coverage and direct intervention.
With many other spiritual leaders present and in support of the document, Mesteth told the crowd, “Sacred traditions like our Lakota Pipe ceremony, vision quests, sweatlodge ceremonies and the sundance were given to us by our Creator and have enabled Indian people to survive a 500 year holocaust,” he said. “Those sacred tradition are precious to us and can’t allow them to be desecrated and abused.”
One hot spot that has attracted the ire of Lakota spiritual leaders is California’s Bay Area, where street vendors on Telegraph Avenue routinely sell drug paraphernalia made from sacred pipestone.
New Agers in the elite section of San Francisco hold their weekly “sweat ceremonies” with rocks heated in propane barbecue pits and living room fireplaces. Many charge admission for imitation sweat lodge ceremonies, vision quests and puberty ceremonies for young women that are performed by self proclaimed “shamans.”
Lakota songs and prayers are often used as are rituals from many other tribes and mixed with non-Indian occult practices. Many medicine people say that these groups are creating a hodgepodge of harmful and offensive imitation ceremonies that exploit and abuse spiritual traditions of the Lakota and other tribes.
To meet the growing demand for Native spiritual knowledge, Bay Area universities and institutions have responded to the growing demand for Native spiritual knowledge by offering classes that purport to teach the particulars of vision quests, sundances, shamanism and the “Good Red Road” way of life.
As the epidemic of exploitation and expropriation of Indian spirituality continues to spread, more Native people are taking direct action to put a stop to the “spiritual genocide” being committed by those who imitate Lakota ceremonies.
John LaVelle, a Santee Dakota living in the Bay Area, recently was shoved and pushed into the street for confronting a Berkeley street vendor who regularly sells pipestone carved into marijuana pipes. Police responded to the scuffle and assault charges were subsequently filed against the vendors.
LaVelle’s actions are part of the ongoing efforts of the center for the SPIRIT (Support and Protection of Indian Religions and Indigenous Traditions), a San Francisco-based organization of Indian people committed to halting the exploitation of Native ceremonies. The Center in dedicated to protecting Indian spiritual practices and traditions and is working to raise public awareness on American Indian religious freedom issues.
Darrell Standing Elk, a Sicangu Lakota and long-time traditional Lakota counselor who serves as board president of the Center, said the situation in the Bay Area reached a point where he and other Native people felt that something had to be done.
The Center for the Spirit has made a practice of confronting and refuting books, literature and seminars promoted by self-proclaimed “medicine people” such as Lynn Andrews, a Beverly Hills housewife-turned-shaman. Andrews has written several best-sellers on her journey to becoming a “medicine woman” under the tutelage of a Canadian Indian elder and conducts expensive, and very popular, seminars on shamanism.
At this year’s Whole Life Expo, a conference of “New Age thought” held in Los Angeles in March, Center staff and members of the local American Indian Movement confronted Andrews and tried to convince her to admit that what she was writing about was fantasy, not Indian spirituality. Andrews is reportedly considering the proposal but has not officially responded as she is negotiating a movie deal, according to Patti Jo King, a publicist for the Center.
As Native Nations lobby Congress and work toward strengthening the Native American Free Exercise of Religion Act (NAFER), Standing Elk noted that it is imperative that supporters address the exploitation of Indian spirituality. “We are in danger of having our sacred spiritual ways stolen from us – the key to our survival,” he said. “We must raise a united voice of protest against those who steal our spiritual traditions and tell them ‘You cannot have them, not today, not tomorrow, NEVER.’”